Iniziamo subito chiarendo un aspetto fondamentale: la firma digitale non va confusa con la firma elettronica che viene spesso utilizzata per la sottoscrizione di prodotti finanziari online, come per esempio conti, carte prepagate o finanziamenti online.
La firma digitale è infatti il frutto di una procedura elettronica più o meno complessa che collega in modo certo, univoco e indissolubile la firma digitalizzata (data da un numero binario) a un dato documento. Il tutto con un sistema sicuro perché crittografato.
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Continuiamo con il confronto con la firma elettronica. Chi ha usato quest’ultima per la sottoscrizione di prodotti online sa che viene apposta con l’inserimento di un codice OTP univoco, usa e getta, appositamente generato di volta in volta. A generare il codice è il sistema di chi offre il servizio, prodotto o prestazione che si vuole acquistare o sottoscrivere.
La firma digitale da un lato rientra tra le firme elettroniche avanzate perché è digitalizzata, ma è unica e viene generata una sola volta. Una sorta di ‘codice fiscale’ che il titolare del servizio utilizzerà per qualsiasi tipo di documento che ne prevede l’uso. La firma digitale ha valore quanto quella autografa anche da un punto di vista legale.
Il funzionamento della firma digitale si basa fondamentalmente su 3 concetti:
Per raggiungere tutte queste condizioni è necessario quindi che ci sia la riconoscibilità univoca del firmante e che la firma digitale venga attribuita da un soggetto legalmente abilitato, che sia riconosciuto come un soggetto istituzionalmente qualificato.
Per diventare titolari della firma digitale bisogna riferirsi ad un soggetto certificatore riconosciuto. Tra i più noti troviamo Aruba, Poste Italiane e InfoCert, ma ce ne sono altri, alcuni con presenza solo territoriale.
Bisogna inoltre tener presente che la certificazione avviene su tre livelli. Il primo generalmente è gratis ed è accessibile tramite la registrazione.
Per poter sfruttare gli altri livelli, che sono poi quelli ‘dispositivi’, bisogna effettuare la procedura di riconoscimento e questa ha quasi sempre un costo, che comunque è nell’ordine di una decina di euro o poco più.
L’iter da seguire è specificato presso il sito dell’ente o soggetto certificatore abilitato scelto. Per esempio con le Poste (PosteID) si hanno due possibilità: presso lo sportello o con un bonifico, mentre con InfoCert dopo la registrazione si può andare presso le tabaccherie abilitate al servizio. Con Aruba, invece, si può procedere con l’impiego dei lettori di Smartcard.
(Fonte: siti ufficiali Poste, InfoCert e Aruba – Data: 26 marzo 2022)
In base a quanto appena accennato, più che scegliere il certificatore a priori è bene vedere quale procedura esso richiede e poi scegliere di conseguenza, in base alle proprie attitudini/necessità. Per fare un esempio, con InfoCert la registrazione viene completata per la parte del riconoscimento tramite l’inserimento di codici OTP ma non si riesce a completare la pratica a distanza se si usa uno smartphone, essendo richiesti come device tablet o Pc.
Da qualche tempo è possibile ottenere la firma digitale anche tramite lo Spid o la carta d’identità elettronica ma in questo caso il numero di provider abilitati scende drasticamente: sono attualmente attivi InfoCert, Namirial e Intesi Group.
(Fonte: siti ufficiali InfoCert, Namirial, Intesi Group – Data: 26 marzo 2022)
Come evidente ogni provider ha una sua procedura e un suo kit di installazione. A questi corrispondono dei costi diversi. Anche in questo caso facciamo una breve panoramica (N.B. le seguenti proposte non sono da considerarsi esaustive ma hanno carattere puramente esplicativo):
Questi esempi partono da soggetti certificatori tra i più utilizzati, ma ovviamente sul sito del Governo (Agenzia per l’Italia digitale), troviamo numerosissime alternative. Detto questo, non sempre le informazioni sui costi sono pubblicizzate ma spesso si deve passare per la richiesta diretta tramite i canali disponibili. Ad esempio Buffetti sul suo sito ufficiale propone le 4 alternative offerte ma non ne evidenzia i costi relativi.
(Fonte: siti ufficiali InfoCert, Aruba, Poste – Data: 26 marzo 2022)
Come evidente, le alternative accessibili sono numerose e variegate e vanno scelte in base ai propri bisogni. Nel caso degli utenti business può essere interessante anche la proposta di firma digitale della Camera di Commercio in un’ottica di assistenza più o meno completa.