L’esdebitazione va distinta dalla “procedura di esdebitazione” introdotta con la legge finanziaria del 2012. Infatti l’esdebitazione è un istituto giuridico contemplato nel nostro ordinamento e utilizzabile fin dal 2006 per liberare un imprenditore fallito dai debiti inesigibili alla chiusura di una procedura fallimentare. La sua introduzione è stata fatta per sostituire la “riabilitazione”.
Invece la procedura di esdebitazione introdotta dal 2012 è stata destinata ai soggetti che non sono assoggettabili alle procedure concorsuali o fallimentari, in primis quindi i privati. E’ proprio questa che va a coinvolgere un pubblico potenzialmente molto più ampio, non avendo tra l’altro lo scopo di “liberare” in toto un debitore dai suoi debiti, ma di rendere il carico dell’indebitamento più facilmente sopportabile.
Non a caso la legge che ne ha introdotta la possibilità di utilizzo e ne ha indicate le modalità di utilizzo, è stata definita anche la legge sul sovraindebitamento oppure Legge Salva Suicidi.
Focalizziamoci per adesso su quest’ultimo aspetto. La legge 3 del 2012 (con successive modifiche apportate dal Dl 179 del 2012 poi divenuto legge con la conversione 22 del 2012) ha stabilito innanzitutto che come requisito fondamentale per usare la procedura dell’esdebitazione ci sia la ‘mancanza di volontà’ nel creare la situazione stessa di sovraindebitamento.
Quindi è necessario che si siano verificate alcune situazioni che non dipendono dalle libere scelte dell’indebitato, che possono dipendere, ad esempio da:
E’ inoltre necessario avere altri requisiti soggettivi ed oggettivi, quali:
Se la richiesta di esdebitazione viene accolta dal giudice territorialmente competente, il debitore non dovrà rimborsare i debiti che sono stati eliminati dai crediti esigibili. Il che può portare a una riduzione dell’esposizione debitoria fino all’80% sul monte complessivo. Inoltre non è necessario che i creditori i cui debiti sono stati esclusi siano in accordo con il piano di rimborso presentato dal debitore, in quanto l’approvazione del giudice è esecutiva, insindacabile e non è opponibile. Questo non significa che non potranno ottenere soddisfazione dei crediti in futuro nel caso che il debitore perda il beneficio dell’esdebitazione.
L’iter è abbastanza veloce e soprattutto non è appesantito da eccessiva burocrazia. Il debitore può presentare la richiesta della procedura di esdebitazione alla cancelleria competente assistito da un professionista competente nella materia.
A riguardo la stessa legge che ha introdotto l’esdebitazione ha stabilito che devono essere creati degli appositi “organismi di composizione della crisi” ma solo in alcune città questi sono diventati realtà. Non si tratta di un limite invalicabile, in alternativa è prevista la possibilità di rivolgersi ad un professionista accreditato.
La procedura impone la formulazione di un piano di rimborso, nel quale devono essere indicati:
E’ necessario che il piano sia credibile e che ottenga il giudizio di “fattibilità” da parte del giudice.
(Immagine Banca Ifis – data: 24/01/2018)
La procedura di esdebitazione ha ottenuto una discreta pubblicità da parte delle associazioni dei consumatori, che spesso assistono nella realizzazione del “piano del consumatore” (ovvero la procedura tramite la quale i privati possono ottenere la riduzione del proprio monte debiti).
Tuttavia la normativa parla chiaramente di soggetti non sottoponibili al fallimento o procedure concorsuali. Quindi di fatto l’esdebitazione si estende anche ad alcune categorie di lavoratori autonomi, che per caratteristiche indicate dalla legge non rientrano comunque nella legge fallimentare. Si tratta ad esempio di:
Per le prime 4 tipologie è prevista la procedura dell’Accordo di ristrutturazione del debito che differisce di poco dal Piano del consumatore. Nel caso dell’Accordo infatti è necessario che si raggiunga un certo consenso da parte dei creditori: i creditori favorevoli devono raggiungere almeno il 60% del totale dei debiti.
E’ previsto anche un altro sistema che è la Liquidazione patrimoniale. Si tratta sempre di una procedura da avviare volontariamente e prevede il consenso del debitore di far liquidare dal tribunale una parte del proprio patrimonio per estinguere debiti. Con questo sistema il debitore dà accesso a tutto il suo patrimonio senza possibilità di poter escludere alcuni beni.
Se il soggetto che ha ottenuto il beneficio dell’esdebitazione non è regolare nel rispettare il piano di rimborso vedrà tutto il suo patrimonio in liquidazione. Per questa ragione l’attivazione della procedura di esdebitazione va iniziata con consapevolezza e massimo rigore.
L’esdebitazione indirizzata ai soggetti fallibili, che viene applicata a seguito di una procedura concorsuale già avviata, necessita di una serie di condizioni pregresse, che si basano sulla correttezza e collaborazione da parte dell’imprenditore fallito. E’ necessario anche in questo caso che non ci sia dolo.
Inoltre non ci deve essere stata alcuna condanna con sentenza passata in giudicato, e non bisogna averne beneficiato prima che siano decorsi almeno 10 anni dall’esdebitazione precedente. Ricordiamo che i limiti previsti dalle procedure del piano del consumatore (introdotte nel 2012 ) non pongono invece tutte queste condizioni ad eccezione della mancanza di volontà o dolo (come limite temporale pongono quello di 5 anni).
Un’altra differenza si ha nella procedura in quanto l’esdebitazione del soggetto fallito non prevede il rimborso residuo dei crediti insoddisfatti ma la loro cancellazione per riabilitare l’imprenditore fallito premiando la sua correttezza.
Il tribunale può accogliere la richiesta di esdebitazione alla chiusura del fallimento o prima della sentenza su istanza dell’interessato. Sulla sua decisione di considerare i debiti inesigibili definitivamente è ammesso ricorso, entro 10 giorni, da parte di tutti i soggetti interessati a farlo. Sarà la corte d’appello a decidere se accogliere o meno il ricorso.
E’ però evidente che la procedura è completamente diversa dalle casistiche precedenti ed in particolar modo possiamo notare che: