Il settore degli investimenti, soprattutto quello dei derivati, e quello dei finanziamenti, dove il mutuo non fa eccezione (basti pensare ad alcuni termini come Loan to value o spread), sfrutta molti termini di origine anglosassone, che spesso trovano con difficoltà un equivalente traduzione con semplici termini in italiano. Tra questi c’è la definizione di basis points (indicato anche con Bps) o punti “base”, molto usato, insieme allo spread, quando c’è stata la corsa ai Bund tedeschi mentre i titoli italiani erano in sofferenza.
Ma anche quando si parla di mutui i basis points vengono utilizzati per paragonare le variazioni dello spread, del Taeg (vedi anche Taeg mutuo), ma anche Eurirs o Euribor. Prima di affrontare il loro “peso” nelle scelte del mutuo, andiamo però a considerarne gli aspetti principali.
Un “punto base” è l’equivalente di un centesimo di punto percentuale, ovvero corrisponde allo 0,01%. Quindi quando si sente parlare di un aumento di 25 basis points, oppure un taglio di 50 punti, non significa altro che c’è stata nel primo caso una variazione di un quarto di punto percentuale (ovvero 0,25%) o di mezzo punto come nel secondo caso (0,50%), mentre la variazione di 100 punti è pari all’1%.
Nel caso di investimenti si utilizzano per seguire le variazioni, e per settare i grafici o gli altri strumenti di supporto nelle strategie. Nel caso dei mutui hanno una valenza anche per la scelta, soprattutto quando si deve decidere se preferire il tasso fisso o quello variabile, con tassi legati all’Eurirs.
Questo avviene perché l’Eurirs è condizionato dall’andamento dei Bund tedeschi, considerati, nel panorama europeo, un investimento “rifugio”. E questo spiega il perché c’è stata una vera e propria corsa durante il pieno della crisi, con un progressivo ampliamento dello spread tra loro e i titoli italiani o degli altri paesi in maggiori difficoltà.
Queste variazioni sono molto importanti per chi deve fare un mutuo a tasso fisso, in quanto, quando i Bund di analoga durata a quella del mutuo scelto, tendono a salire, sale anche il tasso Eurirs di riferimento, e quindi il mutuo a tasso fisso diventa più costoso. I momenti più favorevoli si hanno quindi quando il rendimento dei Bund scende perché la domanda supera l’offerta. Questo aspetto è sicuramente da considerare quando si devono fare mutui di lunga durata (di almeno 20 o 30 anni), e quando ci si trova davanti a scenari o previsioni finanziarie che siano almeno quinquennali.