Dopo l’esito del referendum che ha sancito il Brexit, la tempistica che ci si attendeva per vederne i primi effetti si protraeva fino ad Ottobre, mentre invece già a meno di un mese si cominciano a scorgerne i “rimedi” che la Gran Bretagna intende mettere in atto.
Indubbiamente saranno molti i settori che verranno colpiti in modo molto intenso (come l’export, la sfera burocratica, l’inflazione, ecc), ma considerato che si tratta di uno dei Paesi Ue che di fatto non vi è mai entrato con la propria valuta, tutto ciò non impatterà in modo negativo sul settore dei mutui (vedi anche Investimenti immobiliari).
Quello che è ovvio è che la Bank of England è stata immediatamente chiamata a mettere in campo gli antidoti ad un’uscita dal sistema Ue non del tutto programmata (per l’incertezza del voto del referendum stesso, che l’allora primo ministro Cameron dava per uno scontato “remain”).
Il primo provvedimento, che va ben al di là del significato stesso di Brexit, è stato quindi quello di tagliare i tassi (il costo del denaro) portandolo in linea con quello che la Bce aveva adottato già nel 2013, passando quindi dallo 0,50% allo 0,25%.
Questa decisione non resterà isolata visto che gli effetti che la Bce ha cercato subito di stimare, porteranno inevitabilmente ad un rallentamento della crescita economica, sia nel territorio della Gran Bretagna che in quello della Ue. Da questo fatto quindi gli scenari possibili sono due, ma entrambi a vantaggio dei mutuatari: uno scontato l’altro probabile. Vediamo quali sono.
L’effetto scontato, tra l’altro anche annunciato in modo indiretto, è legato alle politiche monetarie della Bce che verranno riviste, con uno scontato allungamento del periodo di mantenimento del tasso di sconto al minimo storico (0,00% a partire dal 10 marzo 2016). Ciò andrà molto bene per i mutui (tanto per il variabile che per il fisso) anche se potrebbe invece ritardare la ripresa del mercato immobiliare, ancora oggi stagnante in attesa che la crescita del pil europeo e italiano riprenda con un passo più sostenuto.
L’altro effetto, che è solo probabile, ma non meno interessante, potrebbe essere legato ad un’offerta più ‘intensa’ da parte delle banche inglesi sul mercato dei mutui, il che porterebbe ad una più ampia diversificazione dell’offerta, con una conseguente maggiore convenienza legata alla concorrenza.
Quindi per quanto riguarda il Brexit e il possibile rapporto con il settore dei mutui, non ci sono brutte notizie, tanto per i nuovi che i vecchi mutuatari, che potrebbero trovare ancora più vantaggioso procedere a una surroga del proprio mutuo.
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