Nel mese di Maggio è nato il Fondo Atlante e a poco più di un mese è entrato nel vivo il Fondo Atlante 2, con carattere più specifico, ovvero chiamato a sostenere le sofferenze di Mps. Ma che cos’è e come funziona in realtà?
L’obiettivo per cui è nato è stato chiarissimo fin dal principio è offrire uno strumento di sostegno alle banche in difficoltà: in pole position Mps e a seguire Veneto Banca come emergenze immediate e le altre che si paleseranno mano a mano che si andranno a incontrare gli obblighi e gli ostacoli dettati dalle leggi sul Bail in.
Infatti, se secondo le norme europee lo Stato non deve intervenire per salvare una banca in profonda crisi, nulla impedisce che ci sia una forma di aiuto derivante da un fondo di solidarietà tra istituti di credito.
Il fondo Atlante dovrà farsi carico delle azioni derivanti da necessari aumenti di capitali per restare entro le maglie delle normative europee, che non troveranno alcuna corrispondenza nella domanda, ovvero resteranno inoptate.
Per la dotazione si passerà in parte dai versamenti effettuati dalle banche principali (tra le più attive Unicredit) ma sarà soprattutto tra i risparmiatori che si cercheranno gli approvvigionamenti, anche se la via sembra su questo fronte piuttosto complessa.
A palesarlo è proprio il Fondo Atlante 2, che alla fine di settembre aveva preventivato il primo closing, slittato al mese successivo, per la poca corrispondenza di interesse da parte degli attori interpellati come le casse previdenziali.
A coloro che investiranno saranno riconosciuti dei rendimenti che dipenderanno ovviamente dalla gestione del fondo stesso fattivamente eseguita dalla Quaestio Capital Management Sgr.
Il Fondo Atlante è a “tempo” e al di là di possibili proroghe non ha suscitato grande entusiasmo per due ragioni: