Guida
Occorre prima di tutto stabilire qual è il motivo per cui siete in difficoltà.
Può essere che abbiate sopravvalutato la vostra capacità finanziaria, e che, anche se il vostro reddito non è variato, non riuscite a sostenere comunque la rata che vi siete obbligati a corrispondere.
Oppure, il vostro reddito è rimasto invariato, ma sono aumentate le spese a causa di eventi che non avevate previsto al momento del mutuo.
In entrambi i casi la cosa migliore è concordare con la banca una rinegoziazione del mutuo.
Chiedete un allungamento del piano di ammortamento, e nello stesso tempo rivedete il regime di tassi, o una riduzione dello spread, al fine di compensare i maggiori interessi da corrispondere a causa della crescita della durata complessiva del finanziamento.
Se optate per questa scelta, tenete conto che se il vostro mutuo aveva in origine una durata superiore ai 20 anni, non ci sarà bisogno di un nuovo atto notarile (e pertanto non ci saranno costi aggiuntivi da sopportare).
Se invece la durata originaria del mutuo è inferiore ai 20 anni, se non vorrete sopportare i costi del rinnovo dell’ipoteca, dovrete cercare di mantenere la durata complessiva del finanziamento all’interno del ventennio. Viceversa si renderà necessario l’intervento del notaio, e il costo sarà a vostro carico.
Può succeder invece che le vostre difficoltà siano legate ad una contrazione del reddito familiare, che non vi permette di sostenere il carico finanziario del mutuo: per cui anche effettuando un allungamento del piano di ammortamento la rata resterebbe sempre insostenibile.
In questo caso potrebbe essere utile chiedere alla banca una sospensione del pagamento delle rate (normalmente le banche la concedono per massimo 12 mesi).
Con la sospensione le rate che matureranno nel periodo concessovi, verranno accodate dopo la scadenza del mutuo (e quindi sostanzialmente è come se il mutuo scadesse un anno dopo la data originariamente pattuita). Occorre precisare che ad essere accodate sono solo le quote capitali relative alle rate da sospendere, mentre dovrete continuare a corrispondere alla banca le quote interessi.
Il periodo di sospensione può essere utile alla famiglia per effettuare le valutazioni del caso: se si pensa che la contrazione del reddito familiare sia solo un fattore passeggero, allora si beneficerà nel frattempo di un impegno mensile decisamente più sostenibile, senza sopportare alcun costo (nessun interesse infatti è dovuto sulla quota capitale accodata alla scadenza).
Se purtroppo la situazione si ritiene definitiva e addirittura peggiorabile, allora converrà alla famiglia impiegare il periodo di sospensione per cercare di vendere l’immobile.
Quanto meno in questo caso non avrete alcuna pregiudizievole sul sistema bancario e potrete avere un mutuo inferiore e dimensionato alla vostra nuova capacità di reddito per comprare una casa con un valore più basso.
Indubbiamente questa è una decisione drammatica; tuttavia sarà sempre meglio che vendiate voi l’immobile cercando di recuperare il recuperabile, e senza aspettare e lasciare che sia la banca a farlo: in questo caso dovrete comunque rinunciare alla vostra casa, senza possibilità di recuperare in tutto o in parte quello che anche voi avevate investito, e con oltretutto una segnalazione di sofferenza a sistema (che non vi permetterà di accedere ad un finanziamento anche se in futuro le cose miglioreranno).