La multiproprietà più diffusa e conosciuta è quella “reale” o immobiliare, che consente a una pluralità di soggetti di diventare proprietari di un immobile, con possibilità di godimento per periodi di tempo, che si succedono nel corso dell’anno, adottando un sistema a rotazione (noto nel momento in cui si stipula il contratto). La diffusione della multiproprietà si è quindi avuta soprattutto nelle zone con elevato valore vacanziero in Italia (come la Sardegna, la Toscana, o specifiche località come Madonna di Campiglio), e con una buona presenza anche all’estero. Nel 2011 la disciplina della multiproprietà è stata rivista, per rendere più forte la posizione degli acquirenti, con una modifica sui criteri di informazione, l’esercizio del diritto di recesso e l’introduzione del divieto di “acconti”.
L’acquisto di una casa in multiproprietà prevede la firma di due regolamenti: quello che disciplina l’uso dell’abitazione (che stabilisce i criteri di rotazione, la durata dei soggiorni, la quota di spese che si devono periodicamente sostenere, ecc), e quello dell’uso delle parti comuni e pertinenze. Ovviamente viene stipulato un contratto, che stabilisce anche la durata dello stesso, il che prima del D.lgs. del 2011, restringeva la tutela ai contratti con durata almeno triennale, mentre ora si è scesi alla durata minima annuale. Una volta perfezionato il contratto e superato il periodo in cui si ha la facoltà di esercitare il diritto di recesso (che è salito da 10 a 14 giorni), ci si dovrà attenere a quanto indicato nei regolamenti e nel contratto, con possibilità di variare il periodo della vacanza solo in accordo con altri proprietari (vedi anche Come funziona scambiare case ). Tra le novità, come già accennato, c’è anche il divieto di dare acconti durante il periodo in cui si può esercitare il recesso (quest’ultimo deve avvenire senza sanzione o penale da sostenere). L’operatore e/o venditore, che si occupa/no della firma dei vari documenti deve consegnare degli appositi formulari, oltre a fornire tutte le informazioni necessarie per una conclusione pienamente consapevole delle conseguenze e limitazioni da sostenere una volta terminato il negozio.
Il principale vantaggio è che l’esborso del prezzo al momento di comprare l’unità immobiliare, ma anche successivamente per le spese di manutenzione, è notevolmente inferiore a quello da sostenere per un acquisto al 100% e non per quote. Inoltre non si hanno le incognite tipiche di un contratto di affitto. Gli svantaggi sono: difficoltà nella monetizzazione del valore della quota se si ha una necessità urgente, e nel fatto che bisogna accontentarsi dei periodi “accettati” per usufruirne, o sperare nella flessibilità degli altri proprietari (vedi anche Inpdap Valore Vacanza ).