Gli impianti fotovoltaici rappresentano un’ottima possibilità di risparmio sulle bollette in tempo di crisi. Esistono però mutui dedicati? Quali sono le loro caratteristiche? Continua a leggere la seguente guida
Il settore delle energie rinnovabili ha saputo suscitare un grande interesse negli italiani, spesso frenati solamente dagli elevati costi che bisogna sostenere per riuscire a procedere alle spese di acquisto e di installazione di un impianto in grado di soddisfare pienamente le esigenze energetiche della propria unità abitativa. Fortunatamente in circolazione si trovano numerose soluzioni di finanziamento, molte delle quali rientrano nella categoria dei “mutui” semplicemente per il fatto che i piani di ammortamento hanno delle durate medio-lunghe (nella media almeno fino a 15 anni), e perché prevedono l’erogazione di importi elevati (le somme massime possono arrivare a 100 mila euro) e l’applicazione dell’imposta sostitutiva allo 0,25%.
Il grande appeal che evoca la possibilità di risparmiare sulla bolletta elettrica sempre più cara, sia tramite l’installazione degli impianti solari termici (legati al riscaldamento dell’acqua sanitaria, con possibilità di risparmio anche sui costi di riscaldamento), che con l’installazione degli impianti fotovoltaici (indipendentemente dalla scelta tra quelli isolati o quelli connessi alla rete elettrica), ha spinto le banche a proporre dei prodotti specificatamente dedicati.
Tuttavia normalmente le spese che vengono coperte da queste forme di finanziamento si spingono al di là della sola green energy, con proposte finalizzate anche alle installazioni di materiali in grado di garantire il risparmio energetico (come ad esempio il cambio degli infissi, delle caldaie, ecc). Bisogna però non dare per scontato che i tassi di interesse applicati siano particolarmente vantaggiosi, in quanto mediamente sono in linea con quelli applicati in generale per i mutui finalizzati.
E’ d’altronde da sottolineare che una parte dei costi può essere recuperata attraverso la detrazione fiscale, purché vengano fatti rientrare nei costi di ristrutturazione per riqualificazione energetica (che di per sé ci rientrano, ma a patto che siano documentati e certificati nelle modalità richieste dall’Agenzia delle entrate), e nelle forme di incentivazione che godono dell’aliquota del 55%. Per risparmiare ultriormente sui tassi bisogna rivolgersi in primis agli istituti che rientrano nell’ambito delle banche “etiche”, che hanno un funzionamento incentrato più sulle esigenze di tipo “sociale” (per le quali la bio-edilizia e la green energy svolgono delle funzioni considerate dei pilastri dei loro statuti).
In più forniscono dei servizi personalizzati che possono prevedere la definizione di importi e durate dedicati in modo specifico alle differenti esigenze.
I mutui, anche se finalizzati ad un futuro risparmio, che ne consentirà il recupero in tempi abbastanza ragionevoli (ma che comunque richiedono qualche anno di attesa), portano sempre ad un indebitamento, che può precludere la possibilità di accedere ad altre forme di finanziamento qualora divenissero necessarie. In più non si tratta della sola alternativa sfruttabile, grazie alla diffusione, anche in Italia, degli impianti fotovoltaici in comodato d’uso.
Si tratta di impianti fotovoltaici che vengono messi in opera da società che sono impegnate nella loro installazione come attività secondaria rispetto a quella principale che riguarda la distribuzione dell’energia elettrica (come ad esempio Sorgenia, Enel, ecc). Queste società si fanno carico di tutte le spese legate all’installazione di un impianto che sia pienamente efficiente (in grado di produrre un fabbisogno energetico almeno pari a quello dell’immobile ma se le dimensioni della superficie sfruttabile sul tetto lo permette, viene installata una potenza addirittura superiore), per poi sfruttarne la produzione dell’energia elettrica cedendola alla rete in vendita.
Il proprietario dell’immobile si impegna a mantenere in essere il contratto per 20 anni, durante i quali l’impianto resta della società che lo ha installato, e dopo il ventesimo anno di età ne acquisisce anche la proprietà. Durante i 20 anni di comodato d’uso, al proprietario viene garantito un risparmio fisso in bolletta (che normalmente è fissato ad una soglia del 50%), e se questi deciderà di vendere la casa, allora dovrà acquistare l’impianto dalla società che ne ha la titolarità, al prezzo di mercato che ha in quel momento (che comunque scende con il trascorrere dell’uso e degli anni di installazione).