La riforma del nuovo catasto edilizio urbano va avanti con qualche difficoltà in più rispetto alle previsioni, che volevano già nel mese di marzo il completamento del quadro di decreti legislativi attuativi, che dovrebbero costituire l’impianto del nuovo regolamento. Al momento i punti saldi sono solamente due: la nuova classificazione degli immobili nella categoria O/1, O/2, ecc che andrà ad inglobare la maggior parte degli immobili, oggi censiti nelle categorie A. L’altro punto fermo sarà la sostituzione dei vani con i metri quadrati.
Inizialmente ci si era dati come data ultima il 2018, perché il nuovo catasto diventasse operativo. Nonostante i ritardi della definizione dei decreti attuativi, invece l’impianto normativo dovrebbe essere completato entro l’autunno prossimo. Intanto l’agenzia delle Entrate ha annunciato che da giugno 2015 si avrà la digitalizzazione del catasto, con la compilazione del Modello Unico digitale per la maggior parte delle pratiche (il che aumenterebbe i controlli, semplificherebbe l’iter burocratico, e renderebbe più semplice l’accesso alle informazioni aggiornate non solo nelle grandi città come Roma, Milano, ecc, ma anche per quelle di periferia o rurali).
Una mossa che spinge verso la direzione di un nuovo catasto operativo con anticipo rispetto alle previsioni. La questione al momento riguarderà solo quello edilizio (vedi Mutuo edilizio), mentre il Catasto dei Terreni manterrà l’impianto precedente (vedi Mutui agrari), e la classificazione introdotta ad inizio 2015 per il calcolo del pagamento dell’Imu ( Reddito dominicale, Ha, are, reddito agrario, qualità e classe, ca).
La questione è molto dibattuta, e per una buona parte di addetti ai lavori, la lentezza con cui sta procedendo l’esecutivo farebbe propendere verso una possibile scelta di aumento della pressione fiscale (vedi Tasse vendita casa), con una sovrastima di immobili per il loro valore, specialmente in un momento in cui il mercato è in affanno.
Per non deprimere ulteriormente un mercato già in forte affanno, l’ipotesi che circola al momento è quella di un abbattimento del valore calcolato con le nuove classificazioni, fino al 30% del valore finale, da mantenere attivo per un lasso di tempo ragionevole, rispetto alle esigenze di cassa dello Stato e la ‘ripresina’ del mattone.