Il Piano Casa è nato per rilanciare in parte il settore edile (approfondimento: Prestiti ristrutturazione casa), soprattutto dal punto di vista occupazionale, e per andare incontro alle esigenze abitative degli italiani. Nel 2009 il governo e le regioni hanno fatto un accordo, con l’obiettivo di definire le linee generali di attuazione del piano casa, stabilendo una percentuale ampliabile ‘base’ del 20% del volume originario dell’abitazione. Questo a livello generale offre la possibilità a chi è già proprietario di un immobile di effettuare dei lavori di ricostruzione e di ampliamento. E’ stato però rimesso ad ogni regione la scelta delle volumetrie, i requisiti oltre che i permessi necessari per poter utilizzare le possibilità previste dal piano casa.
Non tutte le regioni si sono attivate immediatamente, ed alcune a distanza di anni non hanno ancora provveduto alla determinazione del regolamento attuativo perché gli abitanti nella propria regione possano utilizzare il piano casa. Ad esempio la regione Lazio ha provveduto solo nel 2011, e più esattamente con la legge regionale 10/2011 (parlando tra l’altro di una realtà territoriale in cui il problema abitativo può sfociare in situazioni di emergenza, come nel caso della Capitale).
Nonostante in origine dovesse avere carattere temporaneo, in alcune regioni il piano casa è divenuto addirittura strutturale, ovvero permanente, come nel caso della: Valle d’Aosta, Umbria e Liguria. Nelle altre regioni, almeno per buona parte di esse, si è andati avanti con delle proroghe molte delle quali sono in scadenza nel corso del 2017. Vediamo quindi le principali novità e le varie situazioni regionali a settembre del 2017.
L’autonomia lasciata fin dal principio alle regioni, in quanto dirette interessate alla soluzione delle problematiche abitative, non ha portato all’approvazione di situazioni standard predefinite. Quindi le regioni che hanno provveduto all’approvazione di un regolamento di attuazione del piano casa non hanno seguito le stesse condizioni, stabilendo modulistica e modalità di richiesta differenti e soprattutto volumi ampliabili molto diversi. Ad esempio per il Lazio non è stato applicato il limite di volume di mc 1000 per poter fare un ampliamento del 20% che però non può essere superiore al 70 mq. La Regione Piemonte è stata invece tra le prime ad attuare il Piano casa, stabilendo tra l’altro l’aumento della cubatura del 20% rispetto a quella esistente senza introdurre delle ulteriori limitazioni.
Il 2017 è stato un anno in cui le amministrazioni poste alla guida delle regioni in cui era stato avviato l’iter per rendere operativo il piano casa si sono trovate davanti ad un bivio: fare una proroga oppure passare ad un’altra legge con finalità simili.
Anche in questo caso però l’autonomia regionale ha portato verso direzioni molto diverse. In alcune regioni la proroga arriverà fino al 2018 (come nel caso del Piemonte che è spinto fino a giugno 2018), mentre in altre, come ad esempio il Lazio, dopo la proroga di inizio anno di soli 4 mesi, con scadenza a fine maggio 2017, si è passati alla determinazione di quella che è stata definita come “legge di rigenerazione urbana”. Per questa è stato stabilito un assorbimento del piano casa, tra l’altro orientato soprattutto a zone agricole o rurali protette (approfondimento: Mutui agricoli), mentre in altre regioni l’estensione ha toccato ambiti notevolmente differenti.
Il più grande limite nel reperimento delle informazioni si scontra con ciò che è stato fattivamente deciso dalla propria regione. Proprio per questo è preferibile avvalersi di un tecnico specializzato e autorizzato che opera nella propria regione. Nella fase puramente informativa ci si può rivolgere anche all’ufficio tecnico di residenza oppure vedere se ci sono aggiornamenti sul sito della regione d’appartenenza.
La nuova legge regionale ha reso la normativa notevolmente più ampia ed allo stesso tempo ha inglobato il piano casa 2017 del Lazio recentemente ‘scaduto’. La legge di rigenerazione urbana regolamenta infatti gli interventi:
Nel caso dell’aumento delle superfici dell’immobile la nuova norma mantiene la percentuale ‘base’ del 20% ampliando però l’ambito di applicazione anche alle attività agricole ed a quella ‘all’aria aperta’. Questo valore (così come i 70 mq massimi di ampliamento) potrà però essere modificato a livello comunale a seguito di particolari situazioni come ad esempio quelle legate alla prevenzione dei danni dovuti agli eventi sismici.