La cessione del quinto si classifica come un finanziamento di medio o lungo periodo. Infatti la durata minima del rimborso parte da 36 mesi e in alcuni casi persino da 24 mesi. Non solo, in caso di bisogno di nuova liquidità e cessione del quinto ancora in corso, è possibile procedere all’estinzione anticipata di quella già in corso per ripartire con una nuova. Questa procedura si chiama rinnovo della cessione del quinto.
Ma perché il rinnovo rimanda spesso ai quattro anni di rimborso già avvenuto? Si tratta di una disposizione di legge secondo la quale il rinnovo della cessione del quinto non può effettuarsi prima dei quattro anni. Tuttavia è un limite che si può anche superare. Vediamone come ed eventualmente quali sono le alternative.
In realtà la legge dice che si può procedere al rinnovo della cessione del quinto quando è stato completato il rimborso del 40% della somma totale da restituire. La motivazione è abbastanza intuitiva, soprattutto quando ci si focalizza sulla durata massima di questo tipo di prestito personale che ricordiamo, sempre a livello legislativo, è pari a 10 anni.
Con questa durata, infatti, chi ha bisogno di liquidità fresca, non potendo ampliare il piano di ammortamento, la può ottenere concretamente solo se una buona parte di importo precedente è stato rimborsato. Infatti abbiamo detto che con il termine rinnovo si intende in realtà l’estinzione anticipata della cessione precedente e la conseguente sottoscrizione di una nuova.
Non solo, essendo un prestito a rata costante che sfrutta l’ammortamento alla francese, le prime rate saranno costituite soprattutto da interessi con un conseguente abbattimento ridotto del capitale.
Fatte queste doverose premesse si va comunque verso una prima risposta affermativa sulla possibilità di fare il rinnovo prima dei 4 anni, ovvero quando la durata scelta per il piano di ammortamento è inferiore ai 120 mesi, ma superiore alle 60 rate. Per fare un esempio se si è scelta una durata di 100 mensilità (per esempio perché l’età anagrafica non permetteva la scelta di una durata maggiore), applicando il criterio del 40% arriviamo a un totale di rate rimborsato pari a 40 rate, ovvero tre anni e quattro mesi. Quindi più che guardare al numero delle rate è sempre bene guardare al criterio del 40% già rimborsato.
Ma attenzione, proprio in questo meccanismo è contenuta anche una possibilità di procedere al rinnovo prima dei 4 anni senza dover rispettare nemmeno il principio del 40%. Scopriamo assieme anche questo caso.
Come appena detto, tale possibilità è insita proprio in quanto è specificato dalla normativa stessa e si può ‘sfruttare’ se si è scelta una durata pari o inferiore alle 60 rate (che rappresenta la scelta di cessione quinquennale anziché decennale). In tal caso si può in qualsiasi momento procedere al rinnovo purché si scelga la durata decennale.
La motivazione della scelta è ancora una volta abbastanza intuitiva: se si sceglie di allungare la durata (fino a poterla raddoppiare passando da 60 a 120 rate) anche avendo rimborsato poche rate, si potrà ottenere una liquidità importante e comunque superiore a quella residua da rimborsare.
Quindi riassumendo, se si passa da una cessione del quinto quinquennale (ovvero con fascia da 24 a 60 rate) ad una decennale (sopra le 60 e fino a 120 rate) si può fare il rinnovo in qualsiasi momento senza dover tenere conto del criterio del 40% già rimborsato.
Come già accennato la cessione del quinto, come la maggioranza degli altri finanziamenti personali, sfrutta il criterio dell’ammortamento alla francese. Quindi non è sempre un buon momento, ovvero una scelta conveniente, procedere al rinnovo. Per scegliere bene bisogna considerare che all’inizio si rimborsano quasi esclusivamente interessi, mentre verso la fine quasi esclusivamente la quota capitale.
Quindi anche fare il rinnovo quando quasi tutti gli interessi sono stati già rimborsati non è una scelta conveniente in senso economico. Ovviamente bisogna fare anche altri tipi di considerazioni, che riguardano le necessità per le quali si cerca nuova liquidità, l’urgenza e le motivazioni in base alle quali non si possono scegliere altre soluzioni.
Tra le alternative c’è per esempio il prestito con delega, che permette di raddoppiare la quota della cessione, per cui si ottiene nuova liquidità senza dover toccare la cessione in corso (che anzi costituisce un presupposto fondamentale). Ma attenzione, per poter procedere alla sua richiesta bisogna rientrare in alcune categorie ben specifiche come i dipendenti statali e pubblici.