La rendita catastale costituisce la base imponibile di tantissime tipologie di imposte, e dato che il valore riportato nelle visure catastali non è aggiornato, di norma si procede ad una rivalutazione, che convenzionalmente è fissata al 5%, sia che si tratti del valore ai fini Irpef o per la determinazione del valore per il pagamento dell’imposta di successione (vedi anche Tasse vendita casa), dell’ Imu o della Tasi (anche se in questi ultimi due casi il calcolo avviene in modo differente).
Qui bisogna fare una serie di distinzioni. E’ infatti possibile anche ottenere il calcolo del valore catastale rivalutato, utilizzando dei coefficienti che sono fissati per legge. Nel caso specifico:
Con questi valori si ottiene il calcolo del valore catastale rivalutato da inserire anche nella dichiarazione dei redditi ai fini Irpef. Per quest’ultimo aspetto bisogna ricordare che l’eventuale pagamento dell’Irpef sugli immobili di proprietà, ove dovuto, è soggetto all’applicazione dell’aliquota applicata sul reddito alla pari degli altri introiti (con cui si ‘accumula’).
Nel caso dell’Imu e della Tari invece la rivalutazione, sempre del 5%, si applica con l’uso di altri coefficienti che sono:
Se un immobile è considerato storico si ottiene una riduzione del 50%.
Se non ci si vuole avvalere dell’aiuto di professionisti o Caf, per calcolare la rivalutazione della rendita catastale si possono comunque utilizzare dei tool presenti online, facendo attenzione a riempire accuratamente tutti i campi (soprattutto abitazione principale, ufficio, ecc), e controllando la finalità di calcolo di quel programma visto che il calcolo dell’Imu e della Tari viene fatto ‘appoggiandosi’ a programmi specifici che spesso estrapolano anche l’aliquota applicata dal proprio comune di residenza, così da ricevere un calcolo completo.