I mutui rappresentano un impegno non solo per i mutuatari, ma anche per le banche, di lungo periodo. Per rendere liquidi dei crediti ancora non esigibili viene sfruttato il meccanismo della cartolarizzazione, che è stato il veicolo che ha portato principalmente la diffusione dei titoli tossici, legati ai mutui sub prime, nel resto del mondo.
Va però detto che l’Italia è rimasta molto a margine dal punto di vista speculativo, per cui non si sono verificati grossi impatti dal punto di vista degli investimenti. Per quanto riguarda l’erogazione di possibili mutui subprime, l’ipotesi è diventata ancora più remota, con la stretta che le banche italiane hanno fatto sul credito concedendo quasi esclusivamente mutui “prime” ovvero di primo livello, rivolti alla clientela con un profilo di credito molto buono.
Se mai in Italia bisogna guardare all’evoluzione delle banche commissariate, dato che rappresentano quelle realtà che venivano considerate meno a rischio rispetto alle grandi banche.
Una procedura concorsuale punta a soddisfare i creditori, ed i finanziamenti rappresentano una delle fonti da cui si può ottenere nuova liquidità, cedendoli ad altre banche. Quindi chi è titolare del mutuo di una banca in fallimento molto probabilmente si troverà a proseguire i pagamenti ad un’altra banca.
Le grandi banche sono quelle che diversificano maggiormente gli investimenti, per cui si sono trovate in portafoglio anche delle quote di mutui subprime, ma in misura modesta. Non ci sono grandi banche in particolare sofferenza per due ragioni: lo Stato interverrebbe, come è avvenuto con la Mps, ed allo stesso tempo subentrano, acquistando delle quote anche rilevanti, altri gruppi bancari.
Ci possono essere problemi con le banche di piccole dimensioni, dato che vengono meno questi due aspetti, come dimostra il commissariamento di 20 piccole banche e società di intermediazioni, messe sotto controllo dalla banca d’Italia in poco più di un anno.
In questi casi si sono verificate situazioni di sofferenza per il recupero di crediti insolventi, legati a scelte indirizzate a pochi soggetti che presentavano possibili posizioni di grande rischio (analogo ai mutui subprime) ma l’appartenenza a realtà modeste non permette la veicolazione di quote di questi “titoli tossici” verso fondi speculativi.
Basta infatti considerare che la Banca delle Marche è una delle più grandi tra quelle commissariate.