La consapevolezza delle inevitabili difficoltà in cui si sarebbero trovate migliaia di famiglie per rimborsare le rate dei mutui recentemente contratti, a causa di un sistema di erogazione del credito ‘dopato’ dalla bolla immobiliare, hanno spinto i vari governi a cercare di tamponare la situazione.
In particolare nessun provvedimento messo in campo costituisce uno “sconto” accordato a coloro che si ritrovano in difficoltà, e la Legge (o Rinegoziazione) Tremonti non fa eccezione.
Non si tratta di una vera e propria legge, ma di una “convenzione” stipulata tra l’Abi e il Ministero delle Finanze, con lo scopo di ridurre gli effetti negativi legati ad una impennata dei tassi, ma senza che ciò comportasse un esborso per lo Stato o potesse creare un qualsiasi svantaggio alle banche.
Il funzionamento della convenzione è semplice: la banca accende un “conto accessorio” sul quale vanno addebitati o accreditati gli interessi risultanti dalla differenza tra il tasso concordato nel contratto e quello pari alla media dei tassi (si tratta della media aritmetica) relativi ai contratti di mutuo stipulati nel 2006. Se alla scadenza il saldo risulta a debito, allora la durata del mutuo si allunga, ma gli interessi sono calcolati con l’applicazione dell’Irs a 10 anni con l’aumento di uno spread dello 0,50%. Se invece, grazie all’abbassamento dei tassi, il saldo del conto accessorio si azzera, allora si prosegue con il normale funzionamento del mutuo, ed il pagamento della rata torna ad essere quello che si ha con l’applicazione del tasso come da contratto.
Con la cosiddetta ‘legge Tremonti’ i mutuatari possono contare sul fatto che non devono temere impennate dei tassi di interesse, dato che l’aumento della rata non può superare la soglia massima stabilita dall’accordo (la suddetta media aritmetica), potendo contare oltre tale soglia sul pagamento di una rata fissa.
All’abbassarsi dei tassi tuttavia gli aderenti alla legge stessa non potranno beneficiare immediatamente dell’abbassamento dei tassi, ma solo nel momento in cui il saldo del conto accessorio dovesse tornare a zero.
Questo è il solo reale vantaggio, dato che il meccanismo di questo accordo porta ad un aumento dell’onerosità del mutuo stesso, dato che nel conto accessorio vanno a finire gli interessi passivi, maturati e non pagati perché eccedenti il tetto massimo indicato nella convenzione.
Va infatti sottolineato che si tratta di interessi “maturati” e sui quali, al termine del mutuo, se saranno ancora presenti nel conto accessorio, matureranno altri interessi, con un tasso differente, ovvero quello pari all’Irs a 10 anni più lo spread. Si tratta infatti di una deroga al divieto dell’anatocismo bancario, ovvero di interessi che maturano sugli interessi.